Non è facile ammettere i propri errori.


Sarà l’età, ma ultimamente guardo sempre più spesso al mio passato e, con occhio indagatore e ipercritico, rivedo nella mia mente le immagini dei momenti più importanti e non riesco a non domandarmi dove sarei ora se avessi preso decisioni differenti, se avessi preso una strada diversa.


Ho sempre saputo di essere un poco ipertimesico, ma forse sono solo rimpianti e nulla più.


Il mio psicologo mi dice che non si dovrebbe pensare troppo al passato eppure, a mio avviso, c’è del buono nel guardarsi indietro ed io, guardandomi indietro, mi sono reso conto che la tela sulla quale ho dipinto lo scorrere della mia vita assomiglia incredibilmente ad un’opera di Jackson Pollock: una costellazione di schizzi e pennellate densissime di momenti, azioni, emozioni e decisioni. Momenti di assoluta brillantezza, emozioni forti e decisioni spesso così sbagliate da obbligarmi, oggi, a mettere in dubbio e rivedere ogni decisione importante presa nella mia vita.


Errare è umano, scrisse Sant’Agostino qualche tempo fa, ma se è davvero così, se errare è parte del nostro vivere, perché ammettere di aver commesso un errore è così complicato? Gli errori nascondono forse un segreto? E ancora, nel come riconosciamo, approcciamo e tentiamo di risolvere gli errori commessi è forse celato il segreto dell’arte della vita?


Quante domande.


Sicuramente troppe per qualcosa che, se ci pensiamo bene, rappresenta un ostacolo in cui tutti, prima o poi, siamo destinati ad inciampare. “Riconoscere gli errori per tempo è come illuminare un sentiero nel buio” mi disse qualche tempo fa un caro amico, “Ci consente di evitare cadute e, qualora finiti a terra, di rialzarci con rinnovato entusiasmo”. Ok, tutto vero e tutto bellissimo, ma quindi perché temiamo così tanto gli errori? Perché ci disperiamo di fronte al fallimento?


Ci ho pensato per un bel pò ed alla fine penso di aver trovato una risposta plausibile: orgoglio e paura.


Tranquilli, non è il seguito di una soap opera, ma piuttosto l’inverosimile potere che il nostro io ed i suoi stati hanno su di noi. Sono infatti proprio loro, orgoglio e paura, che ci impediscono di ammettere i nostri errori, di tremare di fronte ad un possibile fallimento facendoci preferire ogni tipologia di scusa e bugia perché timorosi del giudizio degli altri o, peggio ancora, del confronto con noi stessi quando invece, con un pizzico in più di umiltà e onestà, scopriremmo che ammettere un errore non è segno di debolezza, ma di forza interiore e maturità.


“Riconoscere un errore per tempo è come riparare una piccola crepa prima che diventi una voragine” scrisse un filosogo qualche annetto fa (e di cui non ricordo il nome) “Ogni momento sprecato nel negare un errore è un momento perso che ci separa dalla sua risoluzione”.


Nessuno nega che ammettere i propri errori o accettare un fallimento non sia doloroso, ma proprio come il dolore, per superarlo deve essere prima accettato ed in questo processo di accettazione possiamo trovare infiniti insegnamenti proprio perché ogni errore contiene al suo interno una lezione preziosa e, se siamo disposti a cercarla, forse scopriremo un modo migliore per affrontare una situazione simile in futuro, o forse acquisiremo una nuova prospettiva in grado di arricchirci come individui.


Chissà


Ogni errore è un’opportunità travestita da sfida: affrontiamola con coraggio e determinazione, danzando con grazia tra le pieghe della nostra umanità perché l’arte della vita non risiede nella perfezione, bensì nell’accettazione dei nostri limiti e nell’impegno che siamo disposti ad investire per superarli nel minor tempo possibile.


Alla prossima.